La nascita di luoghi e angoli quasi inaspettati dedicati al BookCrossing colora di piacevoli sorprese il nostro quotidiano. Sono magicamente attratto da questi spazi culturali fuori dal mercato, quasi in opposizione ad esso. Lasciare un libro e prenderne un altro, così, solo per il piacere di condividere storie, emozioni, vite, senza alcun compenso e senza alcuna richiesta. In passato, di solito, si abbandonavano libri di poco valore, a volte dei veri e propri scarti, regali non desiderati. Ora la tendenza è, fortunatamente, cambiata: si lasciano storie che hanno avuto per noi un grosso significato, qualcosa di prezioso che vogliamo sia trovato e apprezzato anche da altri e da altre.
Questa volta la magia del luogo ha, forse, contribuito a lasciarmi trovare qualcosa di veramente insolito e prezioso.
Niente Trucchi Da Quattro Soldi di Raymond Carver, eccellente scrittore americano specializzato in racconti e poesie. Il sottotitolo è ancora più intrigante: consigli per scrivere onestamente!
Avevo già letto un altro suo libro dedicato alla scrittura, Il Mestiere Di Scrivere, sempre Minimum Fax, e credo che sia un po’ il seguito di Niente Trucchi Da Quattro Soldi, o perlomeno una versione meglio rifinita e con più contributi. Ma devo dire con tutta onestà che quest’ultimo libricino è molto meglio dell’altro.
Qual’è il motivo? Dopo poche pagine ho provato mentalmente a cambiare il sottotitolo sostituendo scrivere con il verbo improvvisare: consigli per improvvisare onestamente.
E d’un tratto il libro si è trasformato in un piccolo trattato sull’improvvisazione musicale, denso e prodigo di consigli che difficilmente avremmo potuto trovare in un vero e proprio manuale.
La lettura, già di per se coinvolgente, si è trasformata in una continua scoperta e constatazione di idee, concetti, pratiche che raramente avevo visto messe su carta così chiaramente, limpide e fresche.
Il libro consiste in una serie di enunciazioni alle quali seguono brevi commenti e spiegazioni di Carver. Alcune cose sono ovviamente scontate, o meglio comuni a qualsiasi forma d’arte, ma la sua precisione, il suo scavare a fondo su alcune questioni e la sua straordinaria capacità di sintesi fa di questa piccola opera una fonte continua di riflessioni.
Facciamo qualche esempio. Una delle prime cose che mi ha colpito e che ho subito associato alla pratica improvvisativa riguarda gli Ingredienti. Per Carver le storie vengono da un posto non ben definito, da un matrimonio della fantasia con la realtà, da un pizzico di autobiografia e una grossa dose di immaginazione. Provate a sostituire storie con improvvisazioni. La realtà, per noi musicisti, è costituita dagli studi, dalla coscienza di voler suonare qualcosa che abbiamo programmato. Ma non si racconta una storia solo con la realtà, non si tiene avvinto il lettore o l’ascoltatore solo con le nostre formule e i nudi e crudi fatti della vita quotidiana. Dobbiamo avere fantasia, incoscienza, insieme con i nostri studi. Dobbiamo immaginare delle storie che contengano elementi reali ed elementi fantastici, e raccontare qualcosa di interessante che abbia a che fare anche con la nostra storia.
Carver continua dicendo che come ogni bravo scrittore ( o musicista direi) lui immagina, ricorda, combina. E che la scrittura (la musica direi) ha a che fare con una fusione di forma e contenuto.
Per lo scrittore americano c’è una sensazione estetica, intellettuale ed emotiva di coesione che percorre la scrittura, o quantomeno la attraversa nei suoi momenti migliori. Addirittura Carver aggiunge: < Sono sicuro che anche i musicisti si sentono così, mentre compongono la loro musica, o forse mentre suonano>.
Anche molto interessanti sono le affermazioni riguardanti l’Onestà, nelle quali lo scrittore afferma di non voler lasciar vagare alla deriva il lettore, non si può rendere nebuloso lo sviluppo dei fatti ma bisogna cercare di tradurre i propri pensieri in una forma, narrativa o poetica, nella speranza che il lettore (l’ascoltatore direi) li possa capire, li possa vivere ed apprezzare. A Carver non interessano le narrazioni che sono tutta tecnica e niente sentimenti, il lettore deve essere in qualche modo coinvolto a livello umano.
Incredibilmente affine alla pratica improvvisativa sono anche le riflessioni riguardanti l’importanza dei finali delle poesie o dei racconti, che insieme agli inizi determinano il successo o il fallimento dell’opera.
Non voglio dilungarmi ancora troppo sulle affinità tra scrittura e improvvisazione, ripromettendomi di tornare ciclicamente su alcune questioni proprio prendendo spunto dal libricino di Carver. Tuttavia mi preme sottolineare un aspetto che differenzia in modo direi sostanziale le due forme d’arte. C’è un capitolo dal titolo Rivedere, riscrivere, che immediatamente mostra la diversità d’approccio e le possibilità che sono date ad uno scrittore (e direi anche ad un compositore) di poter intervenire in modo costante sulla propria opera d’arte. La possibilità di tagliare, limare, revisionare e riscrivere sono tutte attività che all’improvvisatore non sono concesse. Per chi compone istantaneamente c’è la necessità di dover essere chiari e precisi subito, all’istante, senza poter intervenire successivamente. E questo è ovviamente parte fondamentale del fascino che ha l’improvvisazione.
Concludo con due frasi tratte direttamente da Carver che mi sembra diano il senso di profondità e lucidità dello scrittore americano.
Concludo con due frasi tratte direttamente da Carver che mi sembra diano il senso di profondità e lucidità dello scrittore americano.
<Sono contrario a tutti i trucchi che richiamano l’attenzione su se stessi, mostrando lo sforzo dello scrittore di risultare ingegnoso, o semplicemente poco diretto>.
<Dal mio punto di vista l’arte è connessione tra persone, tra il creatore e il fruitore. L’arte non è espressione di sé, è comunicazione, e a me interessa la comunicazione>.